L'area di concorso, pur presentando un tessuto edilizio frammentario, rappresenta un recinto inattraversabile, ritagliato da un anello viario pressoché continuo e ricompreso all'interno di un'area semiurbana, quale Pian di Massiano, che va sempre più perdendo la propria vocazione naturalistica, sulla spinta delle pressioni edificatorie indotte dalla realizzazione del Terminal del Minimetrò. In tal senso il progetto si è fondato su tre idee. La prima è di connettere le pendici di monte Morcino con la collina artificiale di Piazza Umbria Jazz mediante un parco pensile che, tagliando l'area in direzione est-ovest, comprende asili nido, uffici, parcheggi e centrali impiantistiche. La seconda è di connettere l'area sportiva di Pian di Massiano con il quartiere di via Cortonese mediante un asse attrezzato che, tagliando l'area in direzione nord-sud, ordina le attività direzionali e commerciali marginandole con due poli istituzionali, quali la Biblioteca Augusta e la Provincia di Perugia che si confrontano rispettivamente con il carattere diradato della campagna e con il carattere intensivo della città. La terza idea è di concentrare parte della volumetria in una torre direzionale che risolve l'articolazione cardo-decumanica tra il parco pensile e l'asse attrezzato con un landmark volto a conferire una forte riconoscibilità ad una componente urbana altrimenti priva di un'identità figurativa autonoma. Declinando le tre idee, in funzione dei molteplici vincoli occasionali e coniugandole in un articolato mix funzionale, il progetto prefigura un masterplan in forma di città-giardino, in cui le ragioni dell'ecologia si accordano con le ragioni dell'antropologia, nel segno della sostenibilità ambientale.